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GESÙ, IL MAESTRO   IERI, OGGI E SEMPRE
La spiritualità del Paolino comunicatore

Atti del Seminario internazionale su "Gesù, il Maestro" (Ariccia, 14-24 ottobre 1996)

Documento del Governo generale
a conclusione del Seminario internazionale
su "Gesù, il Maestro"

 

3. CRISTO MAESTRO,
SPIRITUALITÀ DEL PAOLINO COMUNICATORE

"Mi sono fatto tutto a tutti" (1Co 9,22)

3.1. Devozione e stile di vita

La spiritualità incentrata su Cristo Maestro Via-Verità-Vita non include solo l’aspetto "orante" del Paolino, ma è uno "stile di vita" che inspira tutti gli aspetti del carisma. "La devozione al Maestro divino non è una devozione accessoria: investe tutta la nostra vita spirituale, tutti i nostri studi, tutto il nostro apostolato, tutta l’attività esterna: tutto" (Pr 6 [1958], 5). E ancora: "Tutta la pietà e la formazione interiore si componga e si sostanzi in Gesù Maestro, Via, Verità e Vita. Tutto lo studio si svolga e si completi con la conoscenza di Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita. Tutto l’apostolato si indirizzi a dare agli uomini Gesù Cristo Via, Verità e Vita" (Vad 575).

Tale spiritualità deve dunque estendersi a tutti gli aspetti della nostra vita, che il Fondatore descrive con l’immagine del "carro": "La Congregazione è come un carro che cammina su quattro ruote: lo spirito, lo studio, l’apostolato, la povertà. Questo è il carro su cui viene portato il Vangelo alle anime e su cui dobbiamo stare per porgere questo Vangelo alle anime" (Vad 365). L’immagine del carro motiva una "spiritualità per la missione": il carro è in funzione di "portare e dare il Vangelo alle anime" e deve procedere di pari passo. Qualsiasi disarmonia fra le "ruote" crea blocco che impedisce di avanzare. Don Alberione in proposito osserva: "È relativamente facile occuparsi e far progredire una o due parti; ma è il complesso da curarsi, come assieme devono muoversi le quattro ruote di un carro. Per questa considerazione occorre preghiera, consiglio, riflessione sull’eleggere agli uffici di maggior responsabilità chi sia equilibrato" (CISP 169). Il Paolino equilibrato, secondo Don Alberione, armonizza le "quattro ruote" perché il carro avanzi nel cammino dell’evangelizzazione. Si tratta di un equilibrio missionario. (Sommario)

3.2. Apostoli con i mezzi moderni

La spiritualità di Cristo Maestro Via-Verità-Vita è adatta alla missione del Paolino perché il nostro apostolato è "predicazione autentica", la nostra funzione apostolica è "magisteriale" e "docente". È "la predicazione della Parola di Dio con i mezzi tecnici, le tecniche audiovisive: il docete, ripetendo l’insegnamento di Gesù Cristo e della Chiesa in modo che arrivi più presto e più largamente" (UPS I, 152). L’identità del Paolino si può esprimere con il termine di "apostolo": "Quando si è apostoli? Quando si vive di Gesù Cristo, quando si può dire: "Vivit vero in me Christus", allora si irradia Gesù Cristo. Si irradia con le parole della predicazione, si irradia nella vita con gli esempi, si irradia nelle preghiere con la supplica al Signore; si irradia con le opere mediante le edizioni, il lavoro per la salvezza delle anime" (Pr I, 50).

L’apostolato paolino è "continuazione dell’opera di Cristo Maestro"; per questo si fonda sul "sacerdozio paolino": è una predicazione autentica: "Per apostolato dell’edizione non si intende qui semplicemente quel complesso di iniziative che rigettano quanto offende la morale e la fede cristiana, o che propongono qualche particolare ideale di bene, ma s’intende una vera missione che propriamente si può definire: predicazione della divina Parola per mezzo dell’edizione. [...] Come la predicazione orale, quella scritta o impressa, divulga la Parola di Dio; moltiplicandola, per farla giungere precisa ovunque, anche là dove non può pervenire la parola" (AE 12-13).

La missione paolina, di annunciare Cristo Maestro con i mezzi moderni di comunicazione, è predicazione che suppone il "sacerdozio paolino" e richiede la stretta collaborazione del Discepolo, della suora e del laico. La totalità della predicazione paolina si compone di "redazione-tecnica-diffusione", che si realizzano con la complementarità del "sacerdozio ministeriale" e del "sacerdozio dei fedeli" valorizzati nella comunicazione. (Sommario)

3.3. Ricevere, accogliere e dare

La predicazione può avvenire quando coesistono il "santificarsi" e il "santificare": la vita soprannaturale è fondamento della missione paolina. "Quando vi è l’anima dell’apostolato che è spirito di pietà, tutto è rischiarato dalla luce del Maestro Gesù: tutto è mosso da un cuore che cerca Dio e le anime; tutto è santificato; da tutto si raccolgono meriti; si vive in comune letizia la vita religiosa" (UPS I, 22). Non c’è possibilità di equivoco, Don Alberione ricorda con chiarezza ai Paolini di tutti i tempi: "Il nostro primo lavoro è la santificazione, poi viene l’apostolato" (Vad 681). Ma la santità rimanda automaticamente all’apostolato, come l’amore a Dio rimanda all’amore al prossimo: "Un’anima è tanto attiva quanto prega. Tanto produce frutti di santità quanto cura la preghiera; tanto vale quanto vale la sua preghiera" (HM II, 2, 34). "L’anima apostola della buona stampa è colei che prima è innamorata di Dio. [...] In secondo luogo, l’anima apostola è quella che ama gli altri uomini. [...] In terzo luogo l’anima apostola è quella che raccogliendosi in se stessa ed esaminando i vari apostolati a cui può darsi, sceglie quello che si chiama "Apostolato stampa"" (MI, 14 luglio 1931; cf Vad 946).

In sintesi: "Vivere di Dio! e dare Dio" (CISP 582). "Chi ha poca fede, ha poco zelo. [...] Quando si ha fede, tutto converge al Vangelo, all’apostolato come San Paolo, cioè mente, volontà, attività, salute" (RSp, 1952, p. 12). (Sommario)

3.4. Identificarsi vitalmente con Cristo

Il Paolino per poter "insegnare" alle anime nell’apostolato deve "andare a scuola" da Cristo Maestro: per essere "apostoli della comunicazione" è necessario essere "discepoli" di Cristo Maestro Via-Verità-Vita. Don Alberione riassume il "discepolato" con il processo di "cristificazione": "Occorre la formazione onde viviamo di Gesù Cristo: donec formetur Christus in vobis (Ga 4,19), e per ragione maggiore quando si deve essere forma agli altri: forma facti gregis ex animo (1Pt 5,3)" (DF, 1932, 37).

Ispirandosi a San Paolo, Don Alberione integra il senso del "non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" (Ga 2,20) con lo zelo apostolico di "mi sono fatto tutto a tutti" (1Co 9,22). A proposito dell’Apostolo, che "completa nella sua carne quello che manca alla passione di Cristo" (Col 1,24), Don Alberione si chiede: "Che cosa può mancare alla Passione di Cristo? È forse insufficiente la sua redenzione? No; in sé, anzi, è copiosa, sovrabbondante. Manca invece l’applicazione; e l’applicazione è il tutto per noi, per tutti i due miliardi e novecento milioni di uomini! Che questa Redenzione arrivi! Davanti a questo problema gli altri passano tutti in seconda linea: salvarci e salvare, questo importa" (UPS I, 79). La missione apostolica è "la applicazione" della redenzione a tutti gli uomini tramite la comunicazione. "Il processo di santificazione è un processo di cristificazione: "finché sia formato il Cristo in voi" (Ga 4,19). Perciò saremo santi nella misura in cui viviamo la vita di Gesù Cristo; o meglio, secondo la misura in cui Gesù Cristo vive in noi: "Christianus alter Christus"; ed è quello che San Paolo dice di sé: "Vivo io, ma non più io, bensì vive Cristo in me" (Ga 2,20)" (CISP 11).

Lo stretto legame fra santità e apostolato è dunque una divina lezione del Maestro e, al tempo stesso, la via segnata al Paolino, come ribadisce Don Alberione: "Quando Gesù dice: "Magister vester unus est, Christus" (Mt 23,8), significa che Egli non è solo insegnante, ma vero e unico Maestro, il Maestro perfetto: precede con l’esempio. È questa la strada tracciata ai Paolini: sempre discepoli del Maestro; sempre vivere il Maestro; sempre sentire il Maestro; sempre rivelare il Maestro. Col Maestro e in dipendenza dal Maestro saranno maestri di sapere, di perfezione, di vita" (Vad 226). (Sommario)

3.5. Preghiera apostolica

Applicando la spiritualità del Cristo Maestro Via-Verità-Vita alle pratiche di pietà, Don Alberione dice: "Le nostre pratiche di pietà sono abbondanti e tutte necessarie, se pur con diverso grado. Sono in proporzione dell’attività apostolica. Esse devono avere un colore paolino ben definito perché preparano alla vita paolina" (CISP 163).

L’atteggiamento di massima fede, espresso nella preghiera del "Patto di riuscita", è indirizzato all’adempimento dell’amore a Dio e al prossimo nell’apostolato. Tutte le pratiche di pietà – meditazione della Parola di Dio, celebrazione eucaristica, esame di coscienza, vita sacramentale, visita eucaristica, ritiro spirituale, esercizi spirituali, prima settimana del mese, rosario, via crucis ecc. – trovano il loro "colore paolino" nelle spiegazioni contenute nel Libro di preghiere della Famiglia Paolina: "Gli articoli delle Costituzioni sono freddi e scarni: occorre loro un’anima; e questa si è data con la composizione di orazioni, coroncine, istruzioni, quali sono nel nostro Libro di preghiere. Amarle, recitarle con cuore; a poco a poco entra nell’anima lo spirito della Congregazione", assicura Don Alberione (UPS I, 47). In questa visione vi è unità profonda tra "santità e apostolato", vi è lo "spirito paolino" autentico.

Affinché si dia in modo naturale questa corrente vitale, anche il Libro delle preghiere deve rinnovarsi, distinguendo tra le formulazioni storiche (da conservare in apposita edizione critica) e quelle per l’uso, frutto di successivi aggiornamenti (compiuti già nel passato e auspicabili anche oggi) al modo come la Chiesa ha rinnovato e arricchito le formule liturgiche.

Tutte le pratiche devono portare a "stabilirsi totalmente in Gesù Maestro Via (volontà), Verità (mente), e Vita (sentimento); anzi, arrivare alla suprema altezza della nostra personalità: io che penso in Gesù Cristo, io che amo in Gesù Cristo, io che voglio in Gesù Cristo; o Cristo che pensa in me, che ama in me, che vuole in me" (UPS I, 187). Si tratta dell’impegno di tutte le potenze dell’anima per uno sviluppo totale della persona, mirando anche "alla impostazione sociale di se stessi nell’apostolato, cioè nel magistero. Si tende cioè a collocarsi più che mai "in consortio veri Magistri" per assumerne chiaramente la forma e ritrasmetterla sempre più precisa agli uomini" (UPS II, 12).

Parte importante della trasmissione del carisma è costituita dalla predicazione, che mai deve essere avulsa dalla vita paolina concreta; al contrario – così come la formazione – deve essere coinvolta nelle realtà apostoliche, in modo di avere il colore e l’afflato che viene dall’esperienza vissuta nell’esercizio della nostra missione specifica. (Sommario)

3.6. Formazione cristocentrica

Applicando la spiritualità di Cristo Maestro Via-Verità-Vita alla totalità della formazione, Don Alberione sintetizza il cammino tracciato nel testo Donec formetur Christus in vobis: "Per una formazione religiosa e clericale servono d’indirizzo le parole di San Paolo: "Donec formetur Christus in vobis", "Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus", [...] "Unus est Magister vester, Christus". Egli è uno perché è insieme Via, Verità e Vita; la formazione sarà compita quando si riprodurrà l’immagine e si riprodurranno gli elementi che costituiscono Gesù Cristo, così che si potrà dire "il Paolino è un secondo Maestro". La formazione unitaria comprende la vita umana, religiosa, clericale, apostolica, per presentarsi un uomo perfetto in Cristo. Il perfetto Maestro formerà uomini perfetti in Cristo Gesù. Nella formazione cristocentrica il Paolino diverrà nelle debite proporzioni anch’egli via, verità e vita secondo lo spirito delle Costituzioni; condizioni necessarie per la santificazione e l’apostolato" (UPS II, 191). Così la perfetta formazione risulta dalla "fusione equilibrata di tutti gli elementi" (Ivi). (Sommario)

3.7. Essere all’altezza dei tempi

Applicando la spiritualità di Cristo Maestro Via-Verità-Vita allo studio del Paolino, Don Alberione ha costantemente presente la finalità apostolica. "Il fine dei nostri studi, oltre all’elevazione personale, consiste nel formare il religioso paolino e sacerdote ed apostolo allo scopo di seguire la sua vocazione come descritta dal secondo articolo delle Costituzioni. [...] Principio generale: tutta la formazione deve comporsi ed ordinarsi, in modo speciale per gli studi, rispetto all’apostolato proprio della Famiglia Paolina. Tale fine è da tenersi presente sin dall’inizio dell’entrata nell’Istituto nostro: tanto nella scuola, come nei consigli, meditazioni e predicazioni; così che non si comunichi una vita generica, ma una dottrina, una pietà ed una vita religiosa eminentemente paolina" (UPS II, 193).

Don Alberione insiste: "Gli studi hanno un loro fine, anzi, un duplice fine: perfezionare il dono di natura, l’intelligenza; e prepararsi a compiere la missione affidata da Dio. Si dovrà insegnare con la lingua, la carta, la pellicola, lo schermo, l’immagine, ecc. Sapere quello che si deve comunicare, conoscere il modo e i mezzi di darlo: la lingua, la tecnica, ecc. [...] La tecnica per i Paolini vale la lingua dell’oratore e del maestro" (UPS II, 169). Non si tratta, dunque, di studiare solo dei "contenuti", ma anche di apprendere i "linguaggi dei mezzi di comunicazione" che servono per la predicazione paolina. Don Alberione specifica questo suo pensiero avvertendo: "Non significa che basti avere una scienza mediocre; occorre invece una scienza più alta, alla quale si aggiunga lo studio di una somma abilità nell’esporla chiaramente a tutti" (Vad 1063). E ancora: "L’apostolato nostro prima richiede la scienza comune e poi la scienza dei mezzi di comunicazione" (Vad 1287).

È la nostra caratteristica di "Istituto docente", sull’esempio di Cristo Maestro Via-Verità-Vità, che richiede allo studio del Paolino tanto la ricchezza dei contenuti quanto la capacità di esporli con i linguaggi dei mezzi di comunicazione. (Sommario)

3.8. Apostolato è amore al prossimo in Dio

Applicando la spiritualità di Cristo Maestro Via-Verità-Vita all’apostolato paolino, Don Alberione sa di realizzare una forma nuova di "amore verso il prossimo". "In fondo è sempre l’amore a Dio e l’amore del prossimo, l’osservanza dei due precetti della carità, precetti fondamentali del cristianesimo. Ma la manifestazione esterna è diversa" (Vad 374). Quindi "l’apostolato divenga l’esercizio della carità. L’apostolato che esercitate è tutta un’opera di misericordia" (Ivi 999). La comunicazione apostolica è la versione moderna dell’amore al prossimo: infatti "nell’esercizio dell’apostolato sono compendiate, si può dire, tutte le sette opere di misericordia spirituale" (Ivi 1010).

Un’alta visione teologica sta all’origine dell’apostolato paolino: "Il Padre Celeste ab aeterno è l’Editore del Figlio [...]. Il Divin Figlio, Editore del Vangelo [...]. Lo Spirito Santo è l’Autore e l’Editore della Sacra Scrittura [...]. Maria è l’Editrice del Verbo umanizzato. [...] Edizione e Editrice: la Chiesa [...]. Rendiamo omaggio a San Paolo, lo scrittore più abbondante del Nuovo Testamento" (Ivi *919). In questo quadro, l’apostolo trova in Cristo Maestro Via-Verità-Vita il suo modello, a partire dal suo abbassamento: "Adattarsi: Gesù, che ha fatto per guadagnarsi le anime? È venuto sulla terra, ha sofferto, è morto. [...] Bisogna accostarsi a loro, saperle prendere. Fare come ha fatto il Figlio di Dio. È il Maestro. È il Modello" (Ivi 344). La dinamica della "croce" è parte feconda dell’apostolato paolino.

Cristo Maestro è inoltre il contenuto dell’apostolato paolino: "Teniamo il principio generale di dover dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita, cioè com’Egli è: tutto. Egli è la Verità: dunque dare la dottrina chiara; Egli è la Via: dunque dare al mondo le virtù, cioè insegnare l’imitazione di Cristo; Egli è la Vita: e la vita si attinge da Lui, dai Sacramenti. [...] Noi abbiamo cura di seguire veramente ciò che è stato detto: dare insieme dottrina, morale e culto?" (Ivi 1011). Tuttavia, fatta salva la priorità del Vangelo, Don Alberione amplia i contenuti dell’apostolato: "Dare in primo luogo la dottrina che salva. Penetrare tutto il pensiero umano e il sapere umano col Vangelo. Non parlare solo di religione, ma di tutto parlare cristianamente" (AD 87).

Questo punto è irrinunciabile per l’efficacia della nostra attività apostolica, la quale – soprattutto per quanto riguarda i contenuti – va legata alla personale capacità di meditare le vie, le verità e la vita di Cristo Maestro ieri, ma anche oggi e domani, così come ci si presentano nelle situazioni e nei bisogni della gente.

L’apostolato paolino si propone come obiettivo di adempiere, nel modo più efficace ed attuale, la missione universale affidata da Cristo alla sua Chiesa: predicare il vangelo ad ogni creatura. "La stampa, il cinematografo, la radio, la televisione costituiscono oggi le più urgenti, le più rapide e le più efficaci forme dell’apostolato cattolico. Può essere che i tempi ci riservino altri mezzi migliori. Ma al presente pare che il cuore dell’apostolo non possa desiderare di meglio per donare Dio alle anime e le anime a Dio. [...] Quando questi mezzi del progresso servono all’evangelizzazione ricevono una consacrazione, sono elevati alla massima dignità. L’ufficio dello scrittore, il locale della tecnica, la libreria divengono chiesa e pulpito. Chi vi opera assurge alla dignità dell’apostolo. Chi, innocens manibus et mundo corde [Sl 24,4], vi lavora, comunica al mezzo ordinario un potere soprannaturale che contribuisce all’illuminazione ed azione intima per l’afflato divino che l’accompagna" (UPS I, 313; 316).

Questa visione "apostolica" della missione le consente di non scadere mai né in semplice attivismo né in venale commercio. (Sommario)

3.9. Unirsi e organizzarsi per gli apostolati

La spiritualità di Cristo Maestro Via-Verità-Vita ispira anche la povertà nel suo significato più ampio: non solo l’economia e i mezzi materiali al servizio della missione, ma anche tutte le forze e le risorse della persona consacrata: "l’albero e i suoi frutti".

Si tratta di mettere a disposizione di Dio e dei fratelli i doni personali, i valori della vita consacrata, le risorse materiali, il processo organizzativo, la vita comunitaria. "Per molti chierici regolari e anche per noi la vita comune è nata dall’apostolato ed in vista dell’apostolato. Questo carattere di società finalizzata ad uno scopo, comprende bensì il bene comune dei membri; ma insieme la stessa osservanza della vita conventuale ha una organizzazione che tiene conto di questo "siamo a servizio di anime": religiosi-apostoli; dare quanto si ha acquistato: sull’esempio del Maestro Divino" (UPS I, 285).

Una "società di apostoli" è "un organismo, non un meccanismo" (Ivi, 284) nel senso di una stretta collaborazione ed unità: "Che cosa significa la vita comune? – si chiede ancora Don Alberione –. Significa unità di pensiero, unità di opere, indirizzo unico nel parlare, unità nei sentimenti, unità nel fine. Tutti devono contribuire al fine principale e al fine secondario: la santificazione personale e l’apostolato" (Vad 540). Ovviamente Don Alberione adopera la terminologia dei due fini in vigore prima del Vaticano II. Venendo a noi, "l’apostolato paolino esige un forte gruppo di redattori, tecnici, propagandisti. Tutti devono accordarsi come si accordano gli artisti che presentano una bella opera. Quante volontà ed energie slegate, disorganizzate, si esauriscono in desideri, in tentativi, in delusioni! Occorre che tutti assieme si prepari il pane dello spirito e della verità" (UPS I, 288).

In tale contesto, il servizio dell’autorità ha il compito di costruire una parte del "Corpo mistico": "In ogni Congregazione religiosa ed in ogni Comunità si ha una famiglia di Dio. I Superiori devono essere padri e madri, e non capi di un’impresa; gli inferiori non sono degli impiegati, ma dei figli. Questo principio determina le reciproche relazioni" (UPS IV, 216). A questo contribuisce la figura del divino Maestro: "...Nella Famiglia Paolina il governo è in Cristo Maestro Via, Verità e Vita: perciò domina il nome di "maestro", non di superiore. Il maestro fa come Gesù che venne a servire: somministrare la verità, portare le anime nelle vie di Dio, comunicare la grazia" (Vad 508).

Il pericolo più temuto da Don Alberione sono le divisioni: "Le divisioni interne in un Istituto portano alle più gravi conseguenze: divisioni di pensiero, di indirizzo, di carattere, di dottrina, di opere, ecc. Distruggono nella base e nella vita lo spirito dell’Istituto. L’unione è tale bene che per esso si devono sacrificare beni e viste particolari". Perciò "carità nell’obbedienza ed obbedienza nella carità" (UPS I, 291). (Sommario)

3.10. Gesù Operaio: il lavoro materiale e spirituale

Una particolare applicazione di Cristo Maestro è compiuta da Don Alberione allorché traccia una "teologia del lavoro", dopo aver a lungo meditato "il gran mistero della vita laboriosa di Gesù a Nazareth. Un Dio che redime il mondo con le virtù domestiche e con un duro lavoro fino all’età di trent’anni" (AD 127). Riferendosi alla vita paolina, Don Alberione traduce: "Il lavoro del Paolino (Sacerdote e Discepolo) ha una caratteristica: Gesù-Operaio lavorando produceva povere cose; San Paolo produceva stuoie militari dette cilici; invece il Paolino esercita un diretto apostolato, dando con il lavoro la verità, compiendo un ufficio di predicazione, divenuto missione e approvato dalla Chiesa" (UPS I, 457).

Anche la continua tensione alla "perfetta carità" nella vita consacrata è lavoro. Spiegando i voti religiosi, Don Alberione scrive: "La vita religiosa è il governo e la soprannaturalizzazione delle tre concupiscenze, messe al servizio di Dio, della santità e dell’apostolato. [...] Il religioso mediante i tre voti trasforma la passione in virtù e in forza di apostolato; è il segreto della felicità eterna" (Vad 423; 424). (Sommario)

3.11. Sequela, organizzazione e stile pastorale

La sequela di Cristo Maestro ispira anche la necessità dell’organizzazione nell’apostolato paolino. "Noi abbiamo da dare una grande importanza alle organizzazioni. Eh, sì! Organizzare il bene. Le organizzazioni hanno una grande forza e ognuno può essere santo, ma da solo è un fuscello. Ma se invece di un fuscello si legano tanti rami assieme allora diviene una forza. Ognuno ormai ai nostri tempi, da solo, si lascia mangiare. Bisogna sempre tener presente: rafforzarsi con l’unione! Questo vale per la stampa, come per il cinema; vale per tutte le forze cattoliche" (Vad 1196). Tuttavia l’organizzazione deve sempre essere collegata ad una visione soprannaturale: "Preoccupazione e vigilanza sarà da usarsi perché l’apostolato si mantenga in quella elevatezza pastorale che è nelle lettere di San Paolo. L’amore a Gesù Cristo e alle anime ci farà distinguere e ben separare ciò che è apostolato da ciò che è industria e commercio. Il criterio massimo per giudicare le cose è sempre lo spirito, sebbene vi siano quattro parti: la morale, l’intellettuale, l’apostolato e la povertà" (CISP 59).

L’organizzazione apostolica che si ispira al Cristo Maestro Via-Verità-Vita, coltiva come metodologia la pastoralità. I destinatari della missione paolina hanno un primato indiscusso nel processo di evangelizzazione: "Conoscere le anime, conoscere i bisogni, studiare le tendenze, studiare da che parte si possono prendere le anime, come moltiplicare il bene, quali organizzazioni ci vogliono. Tutto questo è la parte pratica che per voi è la parte pastorale. Tutto proporzionato!" (Vad 1200). E ancora: "Il nostro apostolato è in Gesù Cristo. Gesù Maestro "percorreva tutte le città e i villaggi insegnando nelle sinagoghe, predicando il Vangelo del Regno" [Lc 8,1]. La parola sua era semplice, chiara, anche quando insegnava alte dottrine. Conformava il suo insegnamento ai bisogni di ogni uditorio. Nota il Vangelo che Egli conosceva ciò che vi è in ogni uomo [cf Gv 2,25]. Si adattava ai pescatori, ai pastori, ai galilei, ai giudei, ai farisei, ai discepoli e agli avversari. Egualmente volle che così operassero i suoi apostoli" (UPS IV, 140).

Le premure di Don Alberione per definire e infondere uno "spirito paolino", per caratterizzare di uno specifico "colore" tutti gli aspetti del proprio carisma, mirano tutte a ribadire l’unità inscindibile di "santità e apostolato". Tale unità non ammette l’assenza di uno dei due elementi costitutivi, come non è possibile scindere l’amore a Dio dall’amore al prossimo. Questa preoccupazione di "integralità" la troviamo descritta in forma negativa nella continua messa in guardia contro la tentazione di adottare altre spiritualità: "Non molti libri di spiritualità, e neppure cercare le scuole di spiritualità, poiché una è la spiritualità: vivere in Cristo Gesù Via, Verità e Vita" (Vad 596). La spiritualità del Paolino comunicatore nell’insegnamento di Don Alberione è "integrale", "totale", "equilibrata", "completa", come risulta dalla lettura abbinata di Donec formetur Christus in vobis e di Apostolato Stampa. Tutte le accentuazioni unilaterali sulla santità singola (spiritualismo) o sulla esasperazione per il lavoro (attivismo) sono contrarie all’esempio e all’insegnamento di Don Alberione, fondati sull’equilibrio della spiritualità missionaria di Cristo Maestro Via-Verità-Vita. (Sommario)

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