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IL MAESTRO-PASTORE:
l’eredità di don Alberione
alle Suore Pastorelle

Atti del Seminario internazionale
su "Gesù, il Maestro"
(Ariccia, 14-24 ottobre 1996)

di Elena Bosetti sgbp

 

Premessa: una diversità che interroga

All’interno della Famiglia Paolina la Congregazione delle Suore di Gesù Buon Pastore si caratterizza per una tipica coloritura pastorale della spiritualità. Il Cristo è onorato con il titolo di Buon Pastore, Maria con la denominazione di Madre del Buon Pastore e il riferimento a Paolo si intreccia con la devozione all’apostolo Pietro. Con nessun altro istituto Don Alberione ha operato un cambiamento così globale: al di là della finalità apostolica specifica, vale per tutti la devozione a Gesù Maestro. Unica eccezione le Pastorelle. Sorge perciò una domanda: questa "diversità", voluta e giustificata dal Fondatore, cosa dice in ordine alla comprensione globale della spiritualità paolina? Quale sensibilità e quali valori sono sottesi alla traduzione della cristologia alberioniana in categorie pastorali?

Articolo il mio intervento attorno a quattro punti principali: l’emergere del riferimento al Buon Pastore e il suo significato; il nesso, tipicamente alberioniano, della duplice autodesignazione del Cristo giovanneo, ovvero "il Buon Pastore Via, Verità e Vita"; il Pastore Eucaristico e la comune origine dal Tabernacolo; infine il Pastore presente nei "Pastori della Chiesa", aspetto che richiama la devozione a Pietro, e al contempo la dimensione universale poiché il Cristo è Pastore di tutti, anche delle pecore che non sono "di quest’ovile", aspetto che apre coraggiosamente alla missione nella prospettiva dell’apostolo Paolo. (torna al sommario)

1. Il riferimento al Buon Pastore

Quando e perché nasce in seno alla Famiglia Paolina l’esplicito riferimento a Gesù Buon Pastore? Alcune piste di ricerca portano indietro, all’esperienza del giovane Alberione, sacerdote in cura d’anime negli anni 1908-1911;(1) altre orientano invece verso gli anni della maturità, in particolare al periodo 1936-38, in cui troviamo una serie di eventi collegati esplicitamente al Buon Pastore:(2) la prima parrocchia affidata ai paolini in Roma;(3) la rivista internazionale Pastor Bonus,(4) e la fondazione della terza Congregazione femminile. (torna al sommario)

1.1. Suore che vivono "di" Gesù Buon Pastore

Non ci sono dubbi: nella mente del Fondatore la nuova Congregazione è concepita "a onore di Gesù Buon Pastore". Infatti, prima ancora della data ufficiale di fondazione (7 ottobre 1938) e precisamente nell’aprile 1937, il bollettino Unione Cooperatori Apostolato Stampa annunciava:

«Ad onore di Gesù Buon Pastore: Famiglia religiosa con:

Nello stesso mese anche la circolare interna delle Figlie di S. Paolo dava notizia di un nuovo gruppo di religiose che si sarebbe occupato delle opere pastorali "vivendo di Gesù Buon Pastore."(5) Questo deciso orientamento è tanto più sorprendente in quanto il gruppo non era ancora distinto dalle Figlie di S. Paolo.(6)

Ma cosa significa "vivere di Gesù Buon Pastore"? In un manoscritto che doveva costituire un ampliamento all’art. 2 delle Costituzioni del 1947, ancora in forma privata, Don Alberione afferma: «La Pastorella vive in Cristo Pastore; formando con lui una sola mente, un sol cuore, una sola vita; si riveste dello spirito di Maria Madre del Divin Pastore; ama i pastori della Chiesa e coopera alla loro formazione, ministero, santificazion.(7)

Egli spiega il nome dato alla Congregazione in termini di appartenenza e di sequela: «prendiamo in considerazione il nome: "Suore di Gesù Buon Pastore", suore destinate a seguire il Pastore divino Gesù e i pastori della chiesa: il papa, i vescovi e i sacerdoti, i religiosi che hanno cura delle anime. "Di Gesù", vuol dire che appartenete a Gesù Buon Pastore il quale può disporre di voi come vuole... Non sono più io che vivo, vive in me il Cristo. Molte suore non capiscono la bellezza della loro vocazion.(8)

Questo "vivere di Gesù Buon Pastore" si esprime concretamente nella missione, prolungando la sua cura per il popolo di Dio, per le moltitudini stanche e disorientate del nostro tempo. Di qui il secondo nome, "Pastorelle". (torna al sommario)

1.2. "Dovete fare le Pastorelle"

In una predica del gennaio 1955 lo stesso Don Alberione solleva il problema della "devozione"(9) diversa delle Pastorelle e la spiega in termini funzionali alla missione: «Mi direte: Ma perché noi onoriamo Gesù sotto l’aspetto di Pastore e non di Maestro come le altre famiglie Paoline?». E risponde: «Perché dovete fare le Pastorelle! Gesù è sempre lo stesso, ma voi dovete formarvi per le anime e, come Gesù, saper dare la vita per le pecorell.(10) Emerge qui chiaramente la funzionalità apostolica dei due titoli e al contempo il loro collegamento. Nessun nominalismo dunque, ma piuttosto una preoccupazione di sintesi: Don Alberione propone di contemplare ciò che si è chiamati a vivere/fare affinché tra spiritualità e prassi regni accordo.

«Cambiare la visita [eucaristica] in apostolato – insegna il 5 giugno 1958 – rappresentando al Buon Pastore tutte le anime, [...] particolarmente quella parrocchia che è affidata alle vostre cure».(11) La dimensione apostolica traspare in forma nitida dalle preghiere composte specificamente per le Pastorelle,(12) come la seguente preghiera a Gesù Buon Pastore che si recita all’inizio della visita eucaristica. Il manoscritto(13) porta la data del 1942:

«O Gesù Buon Pastore, Via Verità Vita delle nostre anime, volgete uno sguardo misericordioso su queste vostre pecorelle. Illuminateci con la sapienza del vostro vangelo, fortificateci con lo splendore dei vostri santi esempi; nutriteci della Divina Eucarestia; accendeteci di zelo per la gloria di Dio e salvezza delle anime.

Noi intendiamo di riparare le offese che vi si fanno nella persona dei Pastori della Chiesa, con l’umile docilità e cooperazione ai loro insegnamenti e al loro zelo, con la preghiera e le opere, secondo la nostra vocazione.

Mandate, o Gesù Pastore, il vostro Spirito che accresca in noi le virtù della fede, speranza, carità; ci infonda il vero spirito religioso; ci conceda la semplicità, la prudenza, la fortezza, la temperanza dell’apostolo S. Paolo.

O Maria, Madre del Divin Pastore, teneteci la vostra santa mano sul capo, perché possiamo imitarvi nella vita spirituale e nella vita attiva e giungere alla eterna gloria in cielo. Così sia».

Si nota che la preghiera inizia invocando la misericordia del Buon Pastore Via Verità e Vita e si dispiega nella richiesta di sapienza, forza, zelo, mentre il pensiero conclusivo è rivolto alla Madre del Divin Pastore.(14) Un dato singolare è che nel manoscritto non viene menzionato Pietro ma soltanto Paolo.(15) Un forte orientamento pastorale caratterizza anche la coroncina a Gesù Buon Pastore,(16) di cui cito il passaggio conclusivo:

«Dateci il vostro cuore o Gesù Buon Pastore, venuto al mondo per accendere il fuoco dell’amore sulla terra. Arda in noi il desiderio della gloria di Dio ed una sete insaziabile di anime. Fateci partecipare al vostro stesso apostolato, vivete in noi e riempite di voi stesso tutte le nostre potenze, affinché vi possiamo irradiare nella parola, nella sofferenza e nelle opere».

Questa preghiera fu inviata dal Fondatore alla comunità di Genzano in data 1 aprile 1948 con il seguente biglietto di accompagnamento: «Secondo il vostro desiderio vi mando una coroncina a Gesù Buon Pastore. Questa divozione: onora Gesù Cristo, Pastore eterno delle nostre anime; mostra Gesù Cristo vivente nella persona del Papa, dei vescovi, dei sacerdoti; forma le nostre anime al vero spirito ed alla vera perfezione interiore; accende il cuore di zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime; allieta spiritualmente la vita che ha così un altissimo ideale. Recitiamola e facciamola recitar.(17) (torna al sommario)

1.3. La pastoralità del Divin Maestro

Cosa comporta l’ingresso del nuovo titolo cristologico nella Famiglia Paolina? Più che aggiungere o sostituire, esso sembra specificare una caratteristica eminente del Maestro Divino.(18) Al riguardo è illuminante il racconto della prima visita del Fondatore alla casa delle Pastorelle a Genzano, nel 1938. Don Alberione si introduce molto familiarmente, come era sua abitudine: «Eccovi tutte qui. Quante siete? Dodici? Volete essere i dodici apostoli? Sono contento...» E dal gioco sul numero simbolico della comunità, passa a esplicitare il nesso Maestro-Buon Pastore:

«La vostra famiglia, nata per ultima, ha la missione più bella, la più simile a quella del Divin Maestro (!) il quale volle soprattutto essere il Buon Pastore, il salvatore buono, il grande benefattore dell’umanità, colui che guariva ogni malore spirituale e temporale».(19)

Qui in primo piano è indubbiamente la figura del Maestro: il secondo titolo, infatti, è subordinato al primo e lo specifica. Ma non può sfuggire la rilevanza di quel "soprattutto" («il Divin Maestro volle soprattutto essere il Buon Pastore»). Si potrebbe dunque concludere che la quarta Congregazione è chiamata a rendere visibile la pastoralità del Divin Maestro.(20)

Nel 1964 Don Alberione precisa: «Lo spirito della Famiglia Paolina sta nella devozione a Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita. Poi ogni Istituto della Famiglia ha un apostolato indicato e il titolo che si aggiunge è un titolo per indicare l’apostolato. Come ad esempio si aggiunge il titolo Gesù Buon Pastore in quanto indica l’apostolat.(21) (torna al sommario)

Segue:Il buon pastore via verità e vita

 

           Gesù Il Maestro, ieri, oggi e sempre

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