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Nella mattinata di ieri, 10 aprile, Venerdì Santo, è deceduto presso l’Ospedale Umberto I a causa di una broncopolmonite il nostro fratello della Comunità Timoteo Giaccardo di Roma       

DON GINO GIUSEPPE SPOLETINI
86 anni di età, 73 di vita paolina, 65 di professione, 58 di sacerdozio

Una persona affabile e serena, semplice nel modo di porsi e allo stesso tempo attenta a chi aveva di fronte. Don Gino sapeva scherzare, tratto umano non di poco conto per chi, come lui, per una quindicina di anni è stato formatore degli aspiranti, prima nella comunità di Vicenza e poi di Roma. Il suo modo di essere in mezzo ai giovani è stato quello di chi sa coinvolgere gli altri, soprattutto quando si trattava della missione paolina, perché era il primo lui stesso ad esserne appassionato. La sua attenzione ai giovani in formazione era anche attenzione alle famiglie di provenienza, alle situazioni che vivevano, per cui era premuroso e di animo ospitale. A loro ha dedicato anche un libro, frutto di un corso di formazione: L’autoeducazione nella pedagogia di oggi (1986).

A questi tratti va aggiunta la sua passione per Roma, la città che portava nel cuore e che conosceva molto bene. Non possiamo dimenticare l’amore per la squadra di calcio della Roma, perché ne era un vero tifoso, tanto che il suo maestro di juniorato, don Tomatis, scriveva nella relazione dopo il terzo anno di professione: «Buon carattere: allegro... Un pochino attaccato allo sport», cioè, appunto, al calcio.

Possiamo dire che la sua vera arte era la capacità di intessere rapporti, e non solo con i giovani. Quando gli venne chiesto di fare il viceparroco nella parrocchia Regina degli Apostoli, il suo impegno principale diventò l’accompagnamento dei fidanzati verso il matrimonio. Era amato proprio per la sua semplicità e familiarità e gli bastavano poche parole per intessere un dialogo, che per qualcuno diventava vero e proprio cammino spirituale. Anche quando è stato Superiore ha saputo costruire il clima adatto perché la comunità camminasse insieme.

Don Gino è nato il 1° gennaio del 1934, a Bellegra, paesino collinare vicino a Subiaco, il luogo da cui è sorto il movimento benedettino. Il giorno dopo la nascita i genitori, Domenico ed Elvira Riccardi, lo portano in parrocchia per il Battesimo. È il sesto di sette figli.

Entra in Congregazione a Roma l’1 ottobre 1946, appena terminata la Seconda guerra mondiale, e vi rimane per qualche anno, fino a quando, il 7 settembre 1953, entra in noviziato ad Albano Laziale. Sempre in questa comunità emette la Prima professione religiosa: è l’8 settembre 1954 e assume il nome di Giuseppe.

Vive il periodo di juniorato a Roma, dove professa i voti in perpetuo (8 settembre 1958), viene ordinato diacono (7 maggio 1961) e, infine, presbitero da Mons. Ettore Cunial. È il 2 luglio 1961.

Nel 1962 parte così per Bari, dove lo troviamo impegnato in tipografia come proto fino al 1966. Qui vi ritornerà successivamente come Superiore di comunità per altri sei anni (1974-1980). Ma è a Vicenza, dove si trasferisce nel 1966, che don Gino inizia un lungo periodo come formatore degli aspiranti: prima nella città veneta  (fino al 1974) e, successivamente, a Roma (1980-1986).

Nel 1986 parte per Alba, dove è nominato per due mandati Superiore della comunità “Periodici”. Successivamente è ancora Superiore, questa volta della comunità di Roma San Paolo, e di nuovo per due periodi (1993-1996 e 2007-2008). La presenza di don Gino in parrocchia sarà, invece, scandito in due momenti: dal 1992 al 1993 e dal 1996 al 2007.

Dopo questi impegni, inizia per lui una lunga fase di deterioramento della salute. Per l’aggravarsi della sua condizione fisica, nel 2017 viene trasferito nella comunità “Timoteo Giaccardo”, l’infermeria di Roma. Il 10 aprile scorso don Gino non ha superato una forma acuta di broncopolmonite, che ne ha causato la morte ma che, a detta dei sanitari, non è da ascriversi al coronavirus Covid-19.

Salutiamo ora questo nostro fratello, che ha raggiunto la vita eterna il Venerdì Santo, giorno in cui la Chiesa celebra la morte del Figlio di Dio. Sono le parole dell’Inno della liturgia delle Lodi a ricordarci ciò che Gesù ha vissuto per noi: «Per radunare i popoli nel patto dell’amore, distendi le tue braccia sul legno della croce». Possiamo dire che don Gino ha davvero aperto le sue braccia a chiunque e che il dono della semplicità, intessuto dalla dimensione della gioia, è stato il suo modo concreto tramite il quale ha voluto bene e ha vissuto la missione paolina.

Il Risorto lo accolga tra le sue braccia, in comunione con i nostri fratelli e sorelle che sono già in Paradiso.

 

Roma, 11 aprile 2020                                             

Don Domenico Soliman, ssp


La salma di don Gino verrà traslata lunedì 13 aprile dall’Ospedale Umberto I di Roma alla chiesa parrocchiale di Bellegra (Roma). Il giorno seguente verrà tumulata presso il locale cimitero.

I Superiori di Circoscrizione informino le loro comunità per i suffragi prescritti (Cost. 65 e 65.1).


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