L’esperienza armonica delle quattro dimensioni tradizionali (le “ruote”), tutte colorate dalla spiritualità specifica, nel rispetto dei vari livelli, è la vita paolina vissuta in pienezza, la felicità di una vita realizzata, la santità: la santità paolina.

Dire “santità” quindi è per noi uguale a dire integralità, cioè, una vita che vive con “passione” il carisma, lo contagia con la testimonianza e lo comunica con tutti i linguaggi e le forme della comunicazione. E se la santità è integralità, logicamente l’ostacolo più grosso è la frammentazione della vita, cioè, vivere la vita a modo di compartimenti stagni.

Tenendo conto dell’esperienza del Fondatore, raccontata in Abundantes divitiae, possiamo descrivere così la struttura delle quattro dimensioni, che è la stessa dell’itinerario da lui percorso: a) fare qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo, b) necessità di prepararsi, c) scrittori, tecnici e propagandisti sì, ma religiosi e religiose, d) solo con una soda pietà si può reggere la vita e la missione dell’apostolo:

1) Si parte dall’“apostolato”, la missione, la nostra ragione di essere, come lo è della Chiesa: siamo nati per evangelizzare. Questo è il nostro fine, e tutto il resto deve essere finalizzato ad esso.

2) Una missione così sublime e difficile, esige lo “studio”, una preparazione adeguata, che per noi non può essere solo teologica e spirituale, ma anche mediatica; una formazione che non finisce mai, deve essere permanente.

3) Con la “maggior luce” del Fondatore nel 1910, per garantire la vita santa, l’unione, la dedizione totale, la gratuità, e l’unità, la stabilità, la continuità, la soprannaturalità dell’apostolato (cf. AD 23-24), diventa condizione indispensabile la vita religiosa: consacrazione e vita di comunione (sintetizzate nel termine “povertà”).

4) Nulla di questo è possibile senza la preghiera, senza una vita di profonda intimità con Dio, quello che Don Alberione chiamava “pietà”, che è molto più che una serie di preghiere vocali che spesso non riescono a metterci in contatto con Dio.

Quindi, non è importante il lavoro in sé, ma la missione; non contano i titoli di studio in sé, ma la preparazione per la missione; non conta una vita religiosa, anche “perfetta”, chiusa in se stessa, ma una consegna totale di sé, insieme agli altri, per la missione; non serve una preghiera pur profonda, ma intimista, fine a se stessa, ma la preghiera fonte di vita per la missione.

Quindi per noi è impensabile una santità fatta solo di preghiera, senza uno sforzo di formazione e di povertà (consegna integrale di se stesso) e senza una proiezione effettiva d’impegno apostolico; è impensabile una santità consistente in una attività frenetica, se non nasce da una profonda vita spirituale, e senza la necessaria solidarietà e collaborazione richiesta dalla missione; ed è impensabile una santità fatta di grandi conoscenze e grandi approfondimenti, se non sono animati da una intensa vita di preghiera e finalizzati alla missione; come sarebbe impensabile una santità fatta di una vita comune perfetta, in comunità apparentemente esemplari, ma sterili dal punto di vista apostolico e missionario.

L’ideale di santità pensato da Don Alberione si avvera anzitutto nella pietà biblica ed eucaristica, fondamento di tutta la formazione, della vita consacrata in comunione, e di tutta l’attività. Essa pone il Paolino a contatto con il Maestro divino vivente nella Parola e nell’Eucaristia, che progressivamente lo fa “diventare conforme all’immagine del Figlio di Dio”. Di qui la necessità di intensa preghiera, non fatta solo di pratiche, ma come atteggiamento che permea tutta la giornata. Da sottolineare la “visita eucaristica” come scuola privilegiata dove il discepolo impara direttamente dal Maestro divino, e senza la quale, secondo l’affermazione del Fondatore, “la vita paolina non si sostiene” (cf. UPS II pp. 104-111).

La spiritualità, che da senso, colore a tutto ciò che si fa, che porta alla felicità di una vita realizzata, è l’esperienza armonica delle quattro dimensioni, nel rispetto dei vari livelli, è la vita paolina vissuta in pienezza. È la santità paolina.


Don José Antonio Pérez, sacerdote paolino spagnolo, è membro del Centro Internazionale  Spiritualità Paolina

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