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Condivido alcune riflessioni a partire della lettura di “Per vino nuovo, otri nuovi”, libretto preparato dalla Congregazione per gli istituti di vita Consacrata, che abbiamo letto e meditato  nell’ultimo incontro dei Discepoli del D. M. tenutosi a Roma il 14/01/2018.

In sintesi, è l’invito alle persone consacrate a non aver paura ad affrontare la vita che stiamo vivendo e il futuro che ci attende. La realtà è più importante dell’idea… ma tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà.

Confidiamo che Gesù illumina ancora il cammino della vita consacrata di fronte alle sfide del nostro tempo, tenendo presente il rinnovamento voluto anche dal Concilio Vaticano II (vedi la Lumen Gentium, o la Perfectae caritatis, la Sacrosantum Concilium e il decreto Ad Gentes).

L’esempio portato da Gesù a proposito del vino e degli otri motiva perché lasciare schemi religiosi secolarizzati incapaci di aprirsi a nuove promesse. E’ scontato che anche questa trasformazione ha bisogno di tempo per essere assunta completamente ma cerchiamo almeno di non mettere ostacoli che potrebbero ritardarne ulteriormente la riuscita. Siamo certi di aver abbracciato la vita consacrata per rispondere alla chiamata del Signore ma forse, con l’andar del tempo, abbiamo centrato la nostra attenzione più sulle attività o su noi stessi, piuttosto che sul Signore che ci ha chiamati. E’ il momento di ripensare la nostra adesione ponendo la nostra disponibilità, oggi, alle necessità del mondo attuale.

Altra cosa molto importante è che la vita religiosa, manifesta la confessione della Trinità: Un cuor solo e un’anima sola. In tale prospettiva emerge la grande sfida dell’unità, voluta da Cristo nell’ultima cena, che manifesta la Chiesa, di cui siamo parte, e il suo accorato appello al Padre per la salvezza di tutti gli uomini. E’ bene ricordare anche che la vita consacrata si pone nel cuore della Chiesa come elemento decisivo per la sua missione.

Anche papa Francesco ci conferma in questo percorso: “A vini nuovi in otri nuovi. Cosa ci porta il Vangelo? Gioia e novità… e a non aver paura di cambiare le cose. La legge del Vangelo è festa e si può vivere solo in un cuore gioioso e rinnovato”. Diventa sempre più chiaro che la cosa più importante non è la conservazione delle forme, ma la disponibilità a ripensare in continuità creativa la vita consacrata. Un buon sussidio per aiutarci a realizzare tutto ciò dovrebbe essere la Formazione continua ma, oltre a parlarne, bisogna pure mettere a punto una cultura della stessa, come ha sottolineato il Papa nel dialogo con i superiori generali. Deve entrare nell’idea che è davvero continua quando è ordinaria e si compie nella realtà di ogni giorno. La fraternità è il luogo di eminente formazione continua.

Altre cose di cui si legge nel libro sono i pericoli che potrebbero venire nell’intraprendere attività troppo assillanti con il rischio di non permettere una vita spirituale solida. Anche per la formazione dei giovani consacrati, mette in guardia dal pericolo delle urgenze apostoliche o dello spazio esiguo lasciato al tempo per lo studio e la formazione umana e spirituale. Non dobbiamo formare amministratori, gestori, ma padri, fratelli, compagni di cammino; la formazione è un’opera artigianale, non poliziesca.

A proposito delle autorità, si legge, che non è estranea alla crisi in atto. Sia per qualche residuo di autoritarismo, perché i superiori sono convinti di rispondere (autonomamente) alla propria coscienza, o per il difetto della mancata applicazione della sussidiarietà alle autorità delegate. Sarebbe bene tener presente la recente espressione: Servizio dell’autorità, come a dire di Cristo che è venuto non per essere servito ma per servire.  E’ vivamente suggerito che l’ascolto delle singole persone sia un luogo imprescindibile per un servizio dell’autorità evangelico, evitando il ricorso manageriale. Prosegue il testo: Nel contesto in cui viviamo la stessa terminologia superiori e sudditi non è più adeguata. E’ da tener presente che l’obbedienza vera mette Dio al primo posto, sia dell’autorità sia di chi obbedisce, in spirito di fede e di amore, per seguire Cristo obbediente. Nelle comunità la distribuzione dei beni sia sempre fatta nel rispetto della giustizia, corresponsabilità e condivisione, evitando la gestione esclusiva in mano a pochi.

Come preparare otri nuovi? E’ Gesù stesso che ci invita: Avete inteso che fu detto, ma io vi dico. Si potrebbe cominciare dalle Beatitudini, nel discorso della montagna, magna charta per ogni cristiano. Il punto di riferimento per ciascuno è sempre Gesù Cristo che ci spinge a scelte concrete: il primato del servizio (Mc 10,43-45), il cammino verso i poveri e la solidarietà con più piccoli (Lc 9,48).

Vino nuovo, otri nuovi e vestito nuovo indicano una stagione di maturità e di compiutezza. Vecchio e nuovo però non vanno mescolati perché ognuno appartiene ad una propria stagione, è frutto di tempi e arte diversi e va conservato nella genuinità propria.

 

* Duilio Felli è discepolo paolino della comunità di Bari-Italia.

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