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X Capitolo
 
 EVANGELIZZARE OGGI NELLA GIOIA
COME APOSTOLI COMUNICATORI E COME CONSACRATI
 
Evangelizzare oggi nella gioia
 
1. Fin dalle origini della nostra Famiglia religiosa, il Magistero della Chiesa ha illuminato il nostro carisma. A cent’anni dalla nascita della Società San Paolo, accogliamo con gratitudine l´esortazione Evangelii gaudium di Papa Francesco: essa ci offre la spinta per una fedeltà creativa al dono ricevuto, e siamo pronti a viverlo in pienezza nell’alba del nuovo millennio.
 
2. Comunicare il Vangelo nella cultura della comunicazione, non è per noi una scelta opzionale; è un dovere vincolante: “Guai a me se non predico il Vangelo!” (1Cor 9,16). Confermiamo, pertanto, l’impegno di compiere, a favore degli uomini e delle donne del nostro tempo, questo urgente e delicato compito, e di adempierlo nella gioia. Ce lo ha detto Papa Francesco nell’udienza concessa alla Famiglia Paolina il 27 novembre 2014, a conclusione dell’Anno centenario, incoraggiandoci a
«proseguire sulla strada» aperta dal nostro beato Fondatore don Giacomo Alberione, «sempre tenendo lo sguardo rivolto a vasti orizzonti»: «La gioia del dono ricevuto per puro amore si comunica con amore. Gratuità e amore. Solo chi ha sperimentato tale gioia la può comunicare, anzi non può non comunicarla, poiché “il bene tende sempre a comunicarsi”(EG 9)».
 
Come apostoli comunicatori
 
3. Di fronte alle sfide che le attuali circostanze presentano alla nostra missione specifica, rafforziamo la fiducia nell’assistenza del Maestro divino: è stato lui ad affidarci questo ministero (cfr. 2Cor 3,5-­‐6). Allo stesso tempo, ci impegniamo a puntare a una formazione continua, che comprenda anche una preparazione di tutti i membri circa la comunicazione: la sua natura, i suoi mezzi, le sue leggi, i suoi linguaggi. Soltanto così potremo vivere una “diaconia digitale”.
 
4. Sappiamo, tuttavia, che la nostra missione non si identifica con l’uso di uno o dell’altro mezzo di comunicazione, ma con il fatto stesso di comunicare a tutti, in modo celere ed efficace, il Vangelo di Gesú Cristo, nello spirito dell’Apostolo Paolo. Il Beato Giacomo Alberione ci insegna: “Il fine da raggiungere é quello che impone i mezzi…” (Ut perfectus sit homo Dei, II, 193). D’altra parte, costatiamo che, sebbene la comunicazione abbia raggiunto il mondo intero, gran parte dell’umanità é ancora esclusa dall’uso e dai benefici delle comunicazioni di avanguardia. A tutti senza eccezione porteremo il messaggio evangelico che libera e trasforma. Siamo Chiesa e vogliamo essere, con la Chiesa, una Congregazione “in uscita”, “in cammino” per metterci accanto ai “nuovi macedoni” (cfr. At 16,9) che ci interpellano: le attuali folle senza pastore, le minoranze dimenticate, gli esclusi, i malati da ogni infermità, i calpestati sociali, i giovani inascoltati o vittime delle moderne dipendenze, i senza lavoro e i migranti, gli affamati di pane e di verità, coloro che hanno escluso Dio dalla loro esistenza, coloro che hanno perso il senso della vita…
 
5. Il “Tutto faccio per il Vangelo” (1Cor 9,23) appartiene anche a noi, che abbiamo Paolo come padre, maestro e protettore; camminando sulle sue orme, ci riteniamo debitori a tutti e vogliamo farci “tutto a tutti per salvare in ogni modo qualcuno” (1Cor 9,22). Anche se le difficoltà sono tante, il Signore è con noi: “Sono ripieno di gioia in mezzo alle tribolazioni” (2Cor 7,4). Facciamoci sorprendere dalla costante creatività divina: soltanto ricuperando la freschezza originale del Vangelo spunteranno “nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale” (EG 11).
 
6. Pur “non parlando solo di religione, ma di tutto cristianamente” (AD 87; cfr. AE V, 159), offriamo a tutti il Vangelo; esso non é un insieme di concetti o di formalità normative, ma la Persona stessa di Gesù Cristo, Via, Verità e Vita (Gv 14,6), Maestro unico (Mt 23,10), Salvatore del mondo. Dall’incontro personale con Cristo scaturiranno la “conversione pastorale” e lo slancio missionario che ci farà uscire dalle nostre sterili sicurezze per arrivare a tutti, raggiungendo anche le frontiere esistenziali, culturali e geografiche del presente. “Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la ‘mistica’ di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio” (EG 87).
 
E come consacrati
 
7. Per comunicare il Cristo salvatore, riteniamo indispensabile viverlo noi stessi in risposta al suo amore che ci precede: “…Mi amò e diede se stesso per me” (cfr. Gal 2,20). A questo fine, abbiamo chiesto con insistenza, in questi giorni: “O divino Spirito…, rinnova nella nostra Famiglia, a cent’anni dalla nascita, i prodigi di una nuova Pentecoste”. Tale azione dello Spirito riaccenderà in noi la “duplice fiamma” dell’amore a Dio e agli uomini, ovunque essi siano. Da questo fuoco scaturirà la gioia nell’annunciare Cristo, adottando le nuove forme, i nuovi linguaggi e le nuove strutture dettate dalle esigenze operative e suggerite dalla “fantasia della carità” (Papa Francesco, Udienza alla Famiglia Paolina, 27 novembre 2014).
 
8. Consapevoli delle nostre “incorrispondenze all'eccesso della divina carità”, ci affidiamo, come Paolo, a Colui che è più forte delle nostre paure e delle nostre debolezze. La missione che ci è stata affidata ci chiede uno stile di vita che non conosce mezze misure; un nuovo vigore nel camminare insieme, come comunità evangelizzatrice; una dedizione apostolica incondizionata, propria delle anime che Dio riserva a grandi imprese. Saremo così capaci di suscitare entusiasmo spirituale nei confratelli e nei laici che svolgono con noi le opere apostoliche; crescerà la forza della nostra testimonianza e diverrà la più efficace proposta vocazionale; daremo il nostro contributo “nella costruzione di una convivenza pacifica tra i popoli e nella custodia del creato” (EG 257); assumeremo il progresso tecnologico come un dono della Provvidenza; scruteremo con ottimismo il futuro della Congregazione e saremo in grado di realizzare il progetto che Dio ci ha affidato in stretta comunione con tutta la Famiglia Paolina.
 
9. Rinfrancati nella speranza e nella gioia, percorreremo i nuovi sentieri della missionarietà, “senza lasciare spazio a lacune e fantasticherie, a inutili rammarichi, a sentimentalismi vuoti”, ma “camminando sempre sulla via maestra, alla luce ed al sole”, “vivendo ogni giorno la professione liberatrice” e adempiendo generosamente la missione che ci compete nella Chiesa, “fidandoci di Dio” e trovando nel Vangelo la sorgente della nostra contentezza. “La letizia – ci insegna il Fondatore – è facile per chiunque ha il vero, pratico e concreto concetto della vita” (CISP 281).
10. Maria, Regina degli Apostoli, la cui missione è quella di “dare Gesù Cristo al mondo” (cfr. Ut perfectus sit homo Dei, IV, 267), rinnovi in ognuno di noi lo slancio e la bellezza della fede, quella stessa che animò San Paolo, il Beato Giacomo Alberione, il Beato Timoteo Giaccardo e tanti fratelli e sorelle della Famiglia Paolina che “hanno dato tutto” per fare a tutti la carità della verità.
 
 
I Membri del X Capitolo Generale della Società San Paolo
Ariccia, 14 febbraio 2015