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18 Capitolo Provinciale Italia

Roma, 14 novembre 2014

Il 18° Capitolo Provinciale ha concluso i suoi lavori nella sessione pomeridiana, giovedì 13 novembre, alle ore 18, in anticipo rispetto ai tempi programmati.

Dopo l’elezione dei Delegati e dei loro sostituti, il Provinciale ha dato spazio alle Comunità locali per presentare programmi e iniziative di rilievo, e cogliendo l’occasione della rappresentanza estesa di tutta la Provincia, ha invitato l’Economo provinciale, don Paolo Epidotti, a presentare un quadro generale e aggiornato della situazione economica. E, dopo di lui, don Sante Sabatucci ha informato i presenti delle decisioni prese, alcune già in corso, per il risanamento di bilancio nelle Società di apostolato e per il nuovo assetto organizzativo.

Le informazioni e i dati dei due relatori sono chiari e inequivocabili, affidati alla responsabilità dei Superiori locali e ai Delegati nell’informare le Comunità. Se vogliamo dare l’idea dei contenuti con un’immagine, possiamo dire che ci sono nuvoloni, lampi e tuoni nell’aria, ma non è il diluvio. O, per dirla con le parole di un sant’uomo: le nuvole passano, il cielo rimane.

Infine, don Vincenzo Vitale, segretario generale, ha fornito gli ultimi aggiornamenti per l’udienza di Papa Francesco alla Famiglia Paolina il 27 novembre prossimo. Tutto procede come nei comunicati resi noti precedentemente.

Don Vincenzo Marras rimanda l’Assemblea all’omelia di stamattina, 14 novembre, tenuta dal Vicario Generale don Celso Godilano nella sottocripta del Santuario Regina Apostolorum. La riportiamo integralmente, evidenziando in “neretto” alcuni passaggi.

 

Omelia di Don Celso Godilano, Vicario Generale, alla Messa di chiusura
del 18 ° Capitolo Provinciale Italia, 14 novembre 2014

 Tutto faccio per il Vangelo (1Cor 9,23).

Un ottimista ha detto: “Il peggiore dei tempi potrebbe essere il migliore dei tempi.”  Lo scienziato A.Einstein lo diceva con altre parole: “Nel mezzo delle difficoltà, nascono le opportunità”.  Girando nelle nostre comunità durante la visita canonica in Italia abbiamo sentito tanti confratelli esprimere la convinzione che siamo nel tempo peggiore. Mentre tanti altri hanno detto coraggiosamente: siamo nel tempo migliore per protenderci verso il futuro.

Nell’anno del nostro Centenario, sappiate che quasi tutte le nostre circoscrizioni nel  mondo continuano a guardare l’Italia, come alla loro circoscrizione madre nella SSP, per tanti aspetti, ed in particolare nei modelli che realizzano la missione paolina.

Vorrei incoraggiarvi! Siamo nel tempo migliore, nonostante la nostra povertà in tutto: nelle risorse umane, negli scarsi risultati apostolici, nelle finanze dissanguate e in tante altre realtà che toccano profondamente la vita di ognuno e della missione stessa.

Il tema del X Capitolo Generale, “Tutto faccio per il Vangelo”, potrebbe essere la chiave di lettura per portare avanti la missione, che è sempre pastorale, parola molto cara al Superiore Generale Don Silvio Sassi quando parlava del carisma paolino.

Ogni paolino deve impegnare se stesso con tutte le facoltà: mente, volontà, cuore; e correre sulle quattro ruote: pietà, studio, apostolato e povertà.

Nelle Comunità e in tutta la Congregazione, ognuno dei membri è impegnato nell’adempimento della missione con il meglio di sé, secondo le proprie possibilità e talenti. Nello stesso modo, devono essere valorizzati anche i malati e gli anziani perché ogni paolino ha un’insostituibile funzione, sia nella comunità e sia nell’apostolato.

Come missionari, noi non dobbiamo vivere più per noi stessi ma per gli altri.  Il Vangelo di oggi ci invita: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.” Valorizziamo anche l’invito del nostro beato Fondatore: “L’umanità è come un gran fiume che va a gettarsi nell’eternità. Saran salvi? Saran perduti per sempre?” (Vademecum 992).

Per l’efficacia dell’apostolato, che è eminentemente pastorale, dobbiamo sempre pensare ai nostri destinatari, in particolare “i lontani, i dispersi e i piccoli”. Sono loro che possono suggerirci quali dovrebbero essere i contenuti e persino le modalità della nostra missione.

Per volontà del beato Fondatore, espressa in vari modi, l’apostolato paolino si realizza insieme come “Famiglia Paolina, composta di molti membri… Paolo vivente in un corpo sociale” (SP, ottobre 1954), dove “tutti gli Istituti hanno fini convergenti” (UPS, 185). Vale la pena, lo sforzo, di coinvolgere tutti, in modo particolare quelli che operano nelle periferie del mondo e della società, quelli che ‘portano’ su di sé veramente l’odore delle pecore. Ma dobbiamo coltivare ancora di più tra di noi “il senso di essere famiglia”.

Papa Francesco, con il suo stile tipicamente pastorale, ha sempre utilizzato queste parole per raggiungere e accompagnare i fedeli: umiltà, fede, speranza, carità.

La nostra situazione particolare deve portarci all’umiltà. Mentre celebriamo il nostro Centenario, prendiamo sul serio l’invito del Primo Maestro a cominciare di nuovo e sempre da Betlemme, che non esclude il ridimensionamento coraggioso di tutte le nostre realtà, sia per la comunità e sia per l’apostolato. Inoltre, il nostro programma di vita è inciso accanto al  tabernacolo nelle nostre chiese e cappelle e ci invita soprattutto a ‘vivere in continua conversione’;per il Fondatore “il dolore dei peccati significa un abituale riconoscimento dei nostri peccati, dei difetti, insufficienze” (AD 158). E per alimentare la fede quotidiana pensiamo soprattutto alla rassicurazione del Divin Maestro: “Non temete. Io sono con voi. Di qui voglio illuminare.”

Il nostro peculiare modo di realizzare la missione è l’evangelizzazione mediale, utilizzando i mezzi più adatti per diffondere la Buona Notizia. Si tratta di una missione difficile e per questo  dobbiamo avere tanta fede nel Signore. L’opera è sua. Noi siamo suoi poveri e semplici servi. È lui che rende fecondo il nostro lavoro apostolico.

La speranza non ci scoraggia. Nonostante le tribolazioni, le sfide e le difficoltà a volte quasi insormontabili, acquistiamo anche la pazienza che ci aiuta a vivere ogni giorno con saggezza e serietà perché il futuro è nelle mani di Dio. Dobbiamo essere pronti, come il Vangelo di oggi ci ricorda, a stare in piedi e ad andare avanti perché è il modo di vivere il nostro carisma pastorale.

La carità, sempre aperta ai bisogni concreti degli altri, è la ragione della nostra missione specifica, cioè, fare tutto per il Vangelo, fare la carità della verità a tutti.

Sembra facile, ma nell’esperienza quotidiana della nostra povertà in tutto sentiamo di essere veramente dei servi inutili; ciononostante, con la grazia di Dio possiamo fare sicuramente di più. Perciò è importante centrare sempre tutto il nostro essere: mente, volontà e cuore, in Cristo Maestro Via, Verità e Vita. Questo si esprime soprattutto nell’amarci “gli uni gli altri” là  dove siamo, cioè, in comunità, nel proprio posto di apostolato, dappertutto e in ogni momento. Non c’è competizione tra noi ma solo collaborazione e appoggio, come membri di una squadra che fa tutto per il Signore, nello stile di San Paolo, “faccio tutto per il Vangelo,” così come il nostro beato Fondatore ha voluto. E che la Regina degli Apostoli ci accompagni e ci protegga sempre. Amen.

 

Qui termina l’omelia ed anche il mio compito. A tutti i confratelli che sono ansiosi di vederci assicuriamo che siamo a Roma, come il nostro Padre San Paolo, ma non prigionieri. I Capitolari vi salutano con affetto e simpatia.

 

 

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