DISCORSO
DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
Carissimi
Fratelli!
1.
E’ trascorso ormai un anno dalla grande festa della beatificazione del
Fondatore, Don Giacomo Alberione. Con gioia oggi accolgo voi, suoi figli
spirituali, riuniti per il Capitolo Generale della Società San Paolo.
Vi saluto e vi ringrazio per i cordiali sentimenti, di cui si è fatto
cortese interprete il vostro nuovo Superiore Generale, don Silvio Sassi,
a cui va il mio augurio di buon lavoro. Attraverso di voi, vorrei
inviare il mio pensiero a tutti i vostri Confratelli sparsi in tante
nazioni del mondo.
2.
Significativo è il tema dell’Assemblea capitolare: “Essere San
Paolo oggi vivente. Una Congregazione che si protende in avanti”.
In queste parole c’è tutto Don Alberione: la sua venerazione per
l’apostolo Paolo, il suo ottimismo evangelico, la sua “mistica
dell’apostolato”, ispirata interamente dalla meditazione degli
scritti paolini. Cinquant’anni or sono egli annotava: “La Famiglia
Paolina dev’essere San Paolo oggi vivente, secondo la mente del
Maestro divino; operante sotto lo sguardo e con la grazia di Maria Regina
Apostolorum” (Bollettino “San Paolo”, luglio-agosto 1954). Da
qui l’esigenza di imitarlo, come egli scriveva ai cristiani di
Corinto: “Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo”
(1 Cor 11,1). Il tema che avete scelto vi invita, pertanto, a ripartire
da Cristo e da san Paolo.
3.
Ma come ciò può realizzarsi? E’ ancora il beato Alberione a
indicarvelo: si tratta di conoscere meglio l’Apostolo, imitarne
meglio le virtù, pregarlo, amarlo. Ogni nuova generazione di
Paolini deve in un certo senso riscoprire san Paolo: “Conoscere l’Apostolus
Christi, il Magister gentium, il Minister Ecclesiae,
il Vas electionis, il Praedicator evangelii, il Martyr
Christi”. Occorre impegnarsi ad imitare san Paolo con amore
filiale, per essere “formati” da lui: “Ut nosmetipsos formam
daremus vobis” (2 Ts 3,9), come ricordava l’Apostolo ai
Tessalonicesi. Giustamente, osserva il vostro Fondatore, è necessario
nutrire per lui una speciale confidenza nella preghiera, basata sulla
consapevolezza di essergli figli: “I figli hanno la vita dal padre;
vivere perciò in lui, da lui, per lui, per vivere Gesù Cristo”
(Bollettino “San Paolo”, ottobre 1954).
4.
Da questa fedeltà al carisma dipende il futuro della vostra
Congregazione. Impegnatevi ad unire sempre, alla necessaria competenza
professionale, una costante ricerca della santità. Siate anzitutto
uomini di preghiera e gioiosi testimoni di una indefettibile fedeltà a
Cristo. In cima a ogni progetto ci sia Lui, il divin Maestro, verso il
quale deve convergere ogni azione apostolica e missionaria in un campo,
quello delle comunicazioni sociali, assai importante per la nuova
evangelizzazione. Con questo interiore orientamento, in piena fedeltà
alla Chiesa e ai suoi Pastori, potrete compiere un approfondito
lavoro di attualizzazione della preziosa eredità spirituale,
dottrinale ed apostolica che il Fondatore vi ha lasciato.
5.
Sollecitati dal suo esempio, domandatevi sempre: Che cosa farebbe san
Paolo se si trovasse a vivere ai nostri tempi? E’ lo stesso Don
Alberione a rispondervi: “Se San Paolo vivesse, continuerebbe ad
ardere di quella duplice fiamma … lo zelo per Dio ed il suo Cristo, e
per gli uomini d’ogni paese. E per farsi sentire salirebbe sui pulpiti
più elevati e moltiplicherebbe la sua parola con i mezzi del progresso
attuale: stampa, cinema, radio, televisione” (Bollettino “San
Paolo”, ottobre 1954).
Ecco, carissimi, il vostro impegnativo programma apostolico. Se lo
svolgerete con costante fedeltà allo spirito originario del vostro
Istituto, offrirete un prezioso contributo alla missione della Chiesa
nel terzo millennio.
Vi guidi e vi accompagni Maria Santissima, Regina degli Apostoli. Io vi
assicuro un ricordo particolare nella preghiera e di cuore benedico voi
e tutti i vostri Confratelli.
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